sabato 7 gennaio 2012

"Sono di sinistra, ma amo Clint Eastwood."

Lo disse Jovanotti.
Tutto qui. Non mi va di parlare del Nulla. Le sue canzoni bastano da sole. Vengono fuori già con le parole.

Solo un piccolo preambolo.

L'idiozia dell'aforisma succitato non risiede tanto nella sua (s)folgorante vuotezza, sintomatica di una mente indicibilmente acritica quale è il cherubino-vate della Patria; bensì nell'erroneità della tesi (?) di fondo, già massacrata ben bene altrove, per la quale Eastwood sarebbe indubbiamente un greve destrorso reazionario iperviolento e omofobo. Già, omofobo.
E se vi dicessi, dannate merdose teste di cazzo (è Eastwood a parlare, io non sono così volgare né violento) (lascia parlare me, Clint, torna a sparare ai cinghiali) che il Genio si è inventato 'sta scusa di Hoover per parlare di amore omosessuale con una delicatezza e un'intelligenza sovrumane?

Vero, ci furono già I segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee  a sdoganare l'argomento in modo carnale, e l'inutile favoletta di Tom Hanks e Antonio Banderas sullo sfondo di Philadelphia, e una buona dozzina di altre pellicole più o meno prescindibili. Ma nessuno, finora, aveva osato tanto.

Partiamo dalle ovvietà: J.Hoover non è un capolavoro, ma è un gran film. Impossibile dubitarne. Magari tarda un pochino a partire, ma poi in un attimo son passati 140 minuti (vogliamo ricominciare a fare film di due ore, per piacere? Grazie). Due i difetti, e personalmente non ne ho trovati altri: il doppiaggio criminale dell'Hoover voce narrante (della monotonia del peggior Brondi, al punto da far coincidere in modo ridicolo quella dell'Hoover 77enne e 24enne) e il lavoro opinabile dei truccatori: passi Di Caprio (fenomeno) ma Naomi Watts è più appetibile da settantenne che da giovine pulzella, e Clyde Tolson, lo storico amante e braccio destro di Hoover (a differenza del quale invecchia enormemente e male) pare effettivamente il padre dei Soliti Idioti (Copyright Malcom Pagani, uno col gusto dell'Orrido).

E' vero, ci sarebbe un terzo difetto: filologicamente è  un film incompiuto. Magari per non sforare troppo col minutaggio, si dirà, o per superficialità (termine inassociabile a Eastwood, mettetevelo in testa); io tenderei a vedervi una somma lucidità, in tale incompiutezza. Perché, e lo ripeto a costo di coprirmi di vergogna, l'importante qui non era l'F.B.I., o il perpetramento del Male a garanzia del Bene, o il maccartismo, l'anti-comunismo, la cultura americana iper-reazionaria bigotta omofoba razzista e violenta: questi null'altro sono se non i puntini di un magistrale quadro divisionista che, gustato alla giusta distanza, dà l'ultima e definitiva parola sull'unica cosa che secondo Eastwood ci può salvare: l'Amore.

Retorica, si continuerà a dire, la retorica buonista di un ispettore Callaghan pentito, retorica e ancora retorica.

E allora mi rifaccio a quanto di Hereafter osò scrivere Andrea Scanzi:  

"E se questo cinema è retorico, o segno di un regista senza più idee, allora datemi ogni giorno questa retorica e queste non-idee."

Scusate se mi accodo.

5 commenti:

  1. Non l'ho ancora visto quindi non posso aggiungere nulla in merito, però potrei dire due paroline su Eastwood.

    A me sembra che, già a partire da I ponti di Madison County, non abbia fatto altro che parlare di amore nei suoi film. Million Dollar Baby, Gran Torino, Hereafter, persino Mystic River nella sua amarissima allegoria di umanità senza speranza, celebrano tutti l'amore, amore declinabile in ogni forma possibile.
    Quindi non mi stupisce nemmeno un po' che anche la parabola di J. Edgar alla fine sia il pretesto per parlare del tema che maggiormente sta a cuore a Eastwood.

    Ed è vero che una delle note forse più evidenti di tanti suoi film è la retorica, ma una volta tanto è uno strumento messo al servizio di contenuti importanti e di spessore.

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  2. Ciao, francamente io l'ho trovato eccessivo, troppo lungo, prevedibile nei testi (con sti comunisti mi sembrava Berlusconi). Insomma mi ci è scappato qualche sbadiglio, e questo Clint non avrebbe dovuto farmelo.
    Un eccesso di cattiveria, un eccesso di retorica amerikana, certo una necessità dovuta al personaggio, e una specie di atto di contrizione recitato dal suo già malmesso amante, nel quale vengono squadernate tutte le bugie che gli sono servite a crearsi il suo mito narcisistico.
    Io, non ci vedo molto amore, in questo film, se non vogliamo chiamare atti d'amore la distruzione dei fascicoli da parte della segretaria fedele (ma era Naomi Watts? La mia attrice preferita e manco l'ho riconosciuta!!)o il citato atto di contrizione dell'amante in articulo mortis.
    Vabbè, scusate, io non sono un'analista come Biancaneve, e resto molto in superficie. Comunque nel secondo tempo, non vi nascondo che guardavo nervosamente l'orologio per capire quanto ce ne poteva essere ancora...

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  3. @lupogrigio: non ti nascondo che anche a me son sovvenute le perle del prossimo Presidente del Consiglio. Il riferimento alla bassa statura, per esempio, e la fisima correlata :). Non mi ha annoiato, però, e sull'amore rilancio. Fa piacere la divergenza. Hereafter ti era piaciuto?

    @Biancaneve: e se fosse che, in fondo, la grande Arte (di cui Eastwood è fra i grandissimi portabandiera) non possa fare a meno di puntare lì? Voglio dire, anche Flags of our fathers e Letters from Iwo Jima, in fondo, potrebbero essere intesi in questo senso; ma lì c'è una grande attenzione nella ricostruzione storica, che qui effettivamente manca. Credo che inserire un amore omosessuale in un simile contesto, lasciando sullo sfondo una storia più o meno nota, sia chiaro sintomo di una propensione al racconto d'amore in sé. Come tramite, e non solo come fine. Non so se mi spiego.

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  5. P.S. Peraltro, aggiungo che in effetti mancava l'omosessualità tra tutte le declinazioni possibili e affrontate da Clint.

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