“Chi pensa che io non sia democratico prende, e va fuori
dalle palle.”
Fantastico. Assolutamente fantastico. La mossa più geniale
di Grillo da prima della traversata sicula.
Sì perché negli ultimi due giorni è tutto un “aah, che
autogol”, “uuuh, dittatore!” – giusto, ma bisognerebbe chiedersi fino a che
punto il masochismo popolare possa indurre a perseverare nell’accettazione di
un concetto, come quello di Democrazia, saccheggiato e totalmente svuotato da
coloro i quali da decenni si propongono come garanti della stessa. Un genio del
Novecento scrisse che la differenza tra democrazia e dittatura è che in
democrazia prima si vota, e poi si prendono gli ordini; in dittatura non
occorre neanche sprecare tempo andando a votare. Personalmente sono sempre
stato dello stesso avviso.
Non c'è stato nessun errore. Anzi.
Non c'è stato nessun errore. Anzi.
Il video è fenomenale, pensato apposta per essere inserito
addirittura in un servizio di qualsiasi tg nazionale (invano, tanto ognuno
lascia solo ciò che fa più comodo, come nel caso della Gruber).
Si noti il climax ascendente: prima l’autoelogio, dal voto
libero alle tante donne; poi l’ammissione del flop con annesso attacco alla
finta democraticità dell’elezione dei parlamentari; poi, la cesura, con la frase
storica; infine, la dichiarazione di guerra. Chapeau. Tu chiamalo, se vuoi,
Lenin 2.0.
Perché dico Chapeau.
A due mesi dalle elezioni più fuffa della Storia della
democrazia rappresentativa globale, il Movimento 5 stelle era a un bivio. Il
consenso leggermente in calo; i dissidenti illustri che fioccavano come funghi
a redigere puntuale martirologio di se stessi (finiamola, su: erano a fine
mandato e, per le regole che coscientemente avevano accettato quando pensavano
che il Movimento non potesse sfondare il 5% nazionale, sapevano di non poter
incollarsi a una nuova poltroncina, stavolta più mediaticamente ed
economicamente appagante, in Parlamento: fine della storia);il ritorno di
Berlusconi e la permanenza alla leadership del Pd di Bersani a costituire la
più ghiotta delle occasioni: occorreva radicalizzare lo scontro: rischiare il
declino, se non addirittura l’implosione – un rischio che valeva la pena di
essere corso, poiché con la moderazione in Italia non si vince mai – oppure sfondare
il muro del 22, 24 per cento, accaparrandosi ulteriori voti da parte di quei tanti
italiani che altro non aspettano se non di essere sedotti da un nuovo maschio
alfa sedicente abile a cacciarli fuori dalla merda.
I sondaggi SWG – i più attendibili – dimostrano la già
avvenuta risalita nei consensi: c’è da vedere se nei prossimi giorni sfocierà nel volo, o si permuterà in una stasi che non prometterebbe nulla di
entusiasmante in vista dei seggi.
Nel primo caso, Grillo e Casaleggio potranno assaltare la
Bastiglia.
Non saranno bei giorni, ma saranno giorni nuovi, forse terribili, violenti e incendiari, dalle cui ceneri potrà rinascere, forse, qualcosa.
Non saranno bei giorni, ma saranno giorni nuovi, forse terribili, violenti e incendiari, dalle cui ceneri potrà rinascere, forse, qualcosa.
Nel secondo caso, ci ritroveremo ad annaspare ancora per
cinquant’anni con le solite vecchie facce da culo. Ma democratiche.
Demagogiche.
RispondiEliminaSenza distorsioni ironiche.
Da parte mia, si capisce.
La democrazia si ferma più o meno alla polis.
Che se la tengano i francesi, la bastiglietta ed i suoi simbolismi. Ci hanno dato ben altro, ça va sans dire.
L'italietta del consumismo e delle sue successive involuzioni non ha mai voluto né meritato il governo che (ma chi, poi?) disperatemente si auspica, tra facili residui ideologici e rovinosi pragmatismi di ispirazione anglosassone-europeista. Pragmatismi già fallimentari oltralpe, tra l'altro.
Si annaspa, ancora una volta, tra le feci del populismo e del popolino più arrogante ed ignorante.
Si annaspa, ancora una volta, in noi stessi.
Ma quali?
Mi scuso per la prosa sgrammaticata, poco consona ed esteticamente incongrua. E per aver anch'io sguazzato un po' nel volgare luogo comune.
Un lettore occasionale.
La Bastiglia è solo il simbolo di una rivoluzione. Atto non intrinsecamente valido in quanto effimero per definizione ma, credo, salvifico in previsione di quanto potrebbe avvenire dopo. Il M5S potrebbe svolgere il ruolo di definitiva distruzione - stavolta pragmatica - del Paese, che di conseguenza sarebbe, dopo, costretto a rialzarsi. Soffriremmo parecchio, ma per poco.
RispondiEliminaCosì, la sofferenza sarà eterna.